Buon lunedì a tutti!
Come avete passato il weekend? Cosa avete fatto di bello? Il
mio è stato molto intenso, molto bello e anche molto istruttivo e qui sopra
vedete il primo risultato di una parte di questo weekend.
Ma partiamo con calma e con ordine.
Venerdì pomeriggio il
caro Mr. D. mi ha portato a fare un “giretto” in bicicletta, ovvero 30 km con
conseguente indolenzimento serale e camminata stile papera e una serie di
pensati, ma non espressi, insulti a lui rivolti, mentre lui sorrideva beatamente
soddisfatto e godeva anche un po’ del mio umore nero, però posso dire che ne è valsa la
pena per i posti visti e per la compagnia e diciamo anche che il mio fisico
ringrazia ;)
Sabato è stata la giornata dedicata alla cucina. Circa un
mesetto fa avevo trovato in internet un volantino riguardante un corso, della
durata di due ore, a soli dodici euro e oltretutto a due passi da casa, per
imparare a panificare con la pasta madre e con tanto di lezioncina su cos’è,
come si fa e come si conserva. Incuriosita e soprattutto inesperta in materia
ho chiamato mia cugina Eleonora, amante anche lei della buona cucina, le ho
proposto la cosa e il giorno dopo eravamo iscritte. :) È stato molto carino e
molto utile e il mio orgoglio fa le capriole visto il risultato ottenuto dal
primo esperimento, anche se chiaro: si può e si deve sempre migliorare! Però
intanto mi accontento e fine settimana mi cimenterò nel secondo esperimento :)
Infine la domenica è stata dedicata a una mattina di pulizie
e compiti universitari, a una cenetta ancora invernale con un buonissimo
risotto, per la cui ricetta vi rimando qui, e a un pomeriggio culturale e soprattutto
gratis. Avrete sentito alla tv che il 23 e il 24 marzo erano le giornate del
FAI e c’era la possibilità di visitare un sacco di posti in tutta Italia, che
magari in altri periodi dell’anno non sono accessibili per svariati motivi.
Così quando ieri Anna, amica di mia mamma, ha chiamato a casa per invitarci ad
andare a vedere il Grand Hotel des Iles Borromées a Stresa, dove a suo tempo
aveva soggiornato Ernest Hemingway, non me lo sono fatta ripetere due volte e
in un quarto d’ora ero fuori di casa. Nonostante la pioggia, la coda era
interminabile e abbiamo anche rischiato di non riuscire a entrare, ma con un po’
di buona perseveranza ce l’abbiamo fatta e ne è valsa proprio la pena, anche se purtroppo per la troppa affluenza hanno dovuto ridurre la visita e la suite Hemingway non abbiamo potuto visitarla.
Vi lascio i miei appunti sulla pasta madre e una carellata di foto dell'hotel :)
Buona settimana a tutti!
Per la pasta madre.
Premetto che a noi l'ha data già pronta, ma se si comincia da zero servono:
- 2 cucchiai di farina 0
- poca acqua vitalizzata e priva di cloro (meglio se di bottiglia o se avete la fortuna di averla di fonte), tiepida a 36-38 gradi
Questo è scritto sul foglietto che ci hanno fornito al corso e che mi è sembrato carino condividere con voi, anche se non sperimentato di persona, nel qual caso anche voi vogliate cimentarvi nell'impresa e non sapete da dove partire.
Ora veniamo al laboratorio vero e proprio.
Allora per preparare il pane, togliete 30 minuti prima il vasetto dal frigo, dimodoché quando la lavorate la pasta madre risulti a temperatura ambiente. Ora rinfrescatela prima di impastare il pane. Sciogliete la vostra pasta madre con poca acqua e poi aggiungetevi un pochino di farina e continuate fino a ottenere la pappetta iniziale, qui ci vogliono circa 100 ml di acqua tiepida e 200 gr farina 0. Ottenuta la pappetta lasciatela lievitare per 10-12 ore in un luogo tiepido (meglio farlo di sera questo passaggio). Al mattino prelevate dall'impasto lievitato tre cucchiaiate di pasta madre e riponetele nel vasetto di vetro e conservatelo in frigorifero, mentre per l'impasto rimanente scioglietelo bene in poca acqua e aggiungete un cucchiaino di sale (dose per 1/2 kg di farina), cominciate ad aggiungere farina, alternate acqua e farina (300ml acqua e 600 gr farina circa; in questo caso potete usare la farina che preferite) e se volete potete aggiungere altri ingredienti come semi o spezie o formaggi. Impastate fino a ottenere un panetto omogeneo a cui darete la forma che preferite (è consigliabile mettere il panetto già nello stampo che verrà infornato, perché poi rimaneggiarlo è un pò complicato). Ora coprite il pane con uno strofinaccio e mettetelo a lievitare in un luogo tiepido per 4 ore. Trascorso questo tempo, incidete la superficie dimodoché durante la cottura si rompa lungo i tagli che voi avete fatto e dopo sia più facile tagliarlo e bagnate la superficie con un pò d'acqua dimodoché non si formi subito la crosta e il pane smetta di crescere e non cuocia bene. Preriscaldate il forno a 200-250° e per favorire la cottura e la lievitazione è consigliabile mettere una pirofila con un pò d'acqua in forno. Infornate il pane per i primi 10' a 200° e poi per i restanti 30' (nel mio forno 20') a 180°.
Io non dispongo di un forno ventilato quindi ho sempre mantenuto il forno statico, per chi ha il ventilato i primi 10' mettete il calore solo sotto e per i restanti minuti distribuite il calore uniformemente.
Non sapendo quando fosse ben cotto io ho fatto la prova stecchino come con le torte. L'ho sfornato, l'ho lasciato raffreddare su una gratella, dimodoché passasse l'aria, l'ho avvolto in uno strofinaccio e riposto in un contenitore. L'abbiamo mangiato ieri sera ed è piaciuto.
Spero di non avervi annoiato e spero che questo post sia utile, essendo il primo esperimento, se ci sono degli errori chiedo scusa e li modificherò in seguito dopo aver fatto un pò di pratica. Finora, escludendo la creazione della pasta madre, il mio esperimento è uscito. Se qualcuno di voi ha più esperienza e vuole darmi suggerimenti sono, come sempre, ben accetti!! :)
E ora ecco qualche foto di ieri!
Per concludere vi lascio qualche nota storica sull'hotel, presa direttamente dal sito.
I battelli
fino al 1860 passavano al largo di Stresa senza sostarvi, per fare invece tappa
alle isole Borromee. Da maggio a ottobre, in particolare, i natanti si
fermavano all'isola Bella. Qualcuno tra i più lungimiranti operatori della nascente
industria turistica comprese che il futuro era sulla costa: costruire davanti
alle isole un grande albergo che offrisse una vista impareggiabile e fosse
capace di ospitare un gran numero di villeggianti, stabilendo un naturale
complemento alle isole, era un progetto votato al successo. A scorgere tale
opportunità fu una dinastia di albergatori dell'isola Bella, gli Omarini.
Titolari sull'isola dell'Albergo del Delfino, luogo citato da Stendhal nelle
sue guide italiane, e da Fogazzaro nel romanzo Piccolo Mondo Antico, i membri
di questa famiglia avevano già lavorato nel medesimo settore in molti paesi
stranieri e in alcune città italiane. Forti dell'esperienza accumulata,
compresero che il futuro era dalla loro parte.
Il continuo
sviluppo dei mezzi di comunicazione non poteva che favorire un maggior afflusso
di visitatori e rendere sempre più semplici i collegamenti tra le isole e la
terraferma.
I cinque fratelli, dopo avere acquistato il
terreno adatto alla costruzione, diedero inizio ai lavori per realizzare un
albergo che offrisse un'accoglienza all'altezza degli standard europei
dell'epoca. Era il 1861, l'anno che salutava la nascita del Regno d'Italia. Nel
1863 il Grand Hôtel et des Iles Borromées ospitava i primi villeggianti. Nel 1870
il nome del Grand Hôtel des Iles Borromées cominciava a essere segnalato su
diverse guide turistiche italiane e straniere. A frequentare l'albergo erano
turisti provenienti da tutta Europa, inglesi in gran parte, ma anche rappresentanti
della nobiltà tedesca, slava, francese. Accanto agli aristocratici non mancavano
tuttavia gli esponenti del mondo industriale o finanziario.
A riprova della capacità imprenditoriale dei gestori va segnalato il cadeau
che nel 1872 venne stampato e offerto
agli ospiti, una piccola guida di sessanta pagine, scritta in francese da
Antonio Omarini. Il libretto, sulla cui copertina era stampato «Stresa- Lac
Majeur - (Italie)*** Souvenir de l'Hôtel des Iles Borromées», segnalava ed
evidenziava le particolarità non solo della struttura alberghiera ma anche le
attrattive dei luoghi a essa circostanti, obbedendo a una concezione di
promozione turistica che si sarebbe sviluppata soltanto in anni più vicini ai
nostri e che privilegiava l'aspetto legato al binomio albergo-territorio.
L'avvenimento
storico decisivo, quello destinato a dare il definitivo impulso al movimento
turistico stresiano e a lanciare il nome della cittadina in tutto il continente
europeo, fu la realizzazione della linea ferroviaria del Sempione avvenuta nel
1906. Il 19 maggio 1906 il traforo era ufficialmente inaugurato; il 1° giugno
entrava in funzione la ferrovia.
Dopo la Grande Guerra nell'albergo soggiornarono i reali d'Italia e al
personaggio della regina Elena è legato l'aneddoto della particolare miscela di
caffè che la sovrana voleva le fosse servita alle tre del mattino, prima di
recarsi a pescare. L'albergo fu anche teatro di avvenimenti prestigiosi e di
fama internazionale, come la Conferenza di Stresa del 1935, ma con lo scoppio
del secondo conflitto mondiale l'attività, pur non subendo interruzioni sotto
la guida del direttore Barattini, accusò forti contraccolpi.
Occupato
prima dalle truppe tedesche e poi da quelle americane, l'edificio fu trasformato
anche in convalescenziario militare. Dopo una breve parentesi tra il 1945 e
il 1946 come sede dell'effimero Casinò
Municipale, il Des Iles tornava a vivere riacquistando in breve tempo il
primato turistico che conserva tuttora
Fin dai
primi decenni di attività gli ospiti di alto rango erano la norma per
l'albergo: Leopoldo II re del Belgio, il celebre presidente della repubblica
francese Leon Gambetta, re Carlo di Lussemburgo, il re di Svezia Oscar II, il
maharaja di Burdevan del Bengala, i finanzieri americani Vanderbilt, Carnegie,
Rockefeller, Morgan. Accanto a loro anche personaggi della cultura e dello
spettacolo come Gabriele D'Annunzio ed Eleonora Duse o il premio Nobel George
Bernard Shaw. Sfogliare il libro delle firme significa sorprendersi
continuamente: nella stessa pagina troviamo per esempio la firma del barone
Rothschild, di origini ebraiche, e quella di Benito Mussolini.
Scorrendo le pagine ci s’imbatte nella dedica di Ernest Hemingway,
che tra parentesi si definisce «un vecchio cliente». La tradizione dei
personaggi famosi continua ancora oggi: lo testimonia il registro delle firme,
sempre più ricco.
Il più
celebre romanzo che parla dell'hôtel è "Addio alle armi" di Hemingway, pubblicato nel 1929. È a Stresa, infatti, che i due amanti
del libro, Frederick e Catherine, passano i giorni più felici, prima del
tragico epilogo finale. Dopo un breve soggiorno di una settimana nel 1918,
durante la convalescenza seguita alla ferita di guerra rimediata sul Piave,
Hemingway ritornò a Stresa nel 1927, nel 1948 e poi ancora negli anni
cinquanta. Alloggiava sempre al Des Iles nella camera numero 106, che oggi fa
parte della splendida suite a lui dedicata, al primo piano e in posizione
centrale, con un terrazzo affacciato sul golfo Borromeo. Del grande scrittore
americano restano alcune celebri foto che lo immortalano al bar dell'albergo e
in barca sul lago con alle spalle la maestosa sagoma del Grand Hôtel et des
Iles Borromées. Nel settembre del 1918 il Verbano apparve così al romanziere americano:
«Le nuvole erano basse sul lago ma doveva essere bellissimo con il sole».
L'albergo
viene invece così citato nel romanzo: «Il Grand Hôtel et des Iles Borromées era
aperto e lo erano anche altri numerosi alberghetti che non chiudevano mai. Mi avviai
nella pioggia verso il Des Iles Borromées portando la valigia. Vidi una
carrozza che scendeva lungo la strada e feci un cenno al vetturino. Era meglio
arrivare in carrozza. Raggiungemmo l'entrata del grande albergo, il portiere
uscì con un ombrello e fu molto gentile. Stavo aspettando mia moglie, dissi. C'era
un grande letto a due piazze, un letto matrimoniale con un copriletto di raso. L'albergo
era molto lussuoso. Percorsi i lunghi corridoi, scesi le ampie scale, attraversai
i saloni fino al bar. Conoscevo il barman e mi sedetti su un alto sgabello e
mangiai mandorle salate e patatine. Il Martini era fresco e pulito.»
Hotel molto pietroburghese :D
RispondiEliminaPane che mi ricorda quello toscano!
Anch'io ho pensato esattamente la stessa cosa appena entrata nell'hotel :)
RispondiEliminaOh mamma che meraviglia quell’hotel!!! E’ un sogno ^_^
RispondiEliminaBellissimo anche il tuo pane con la PM, l’hai inaugurata davvero bene. Un bacio, buona giornata