25.3.13

Pane con la pasta madre #1





Buon lunedì a tutti!

Come avete passato il weekend? Cosa avete fatto di bello? Il mio è stato molto intenso, molto bello e anche molto istruttivo e qui sopra vedete il primo risultato di una parte di questo weekend.

Ma partiamo con calma e con ordine. 
Venerdì pomeriggio il caro Mr. D. mi ha portato a fare un “giretto” in bicicletta, ovvero 30 km con conseguente indolenzimento serale e camminata stile papera e una serie di pensati, ma non espressi, insulti a lui rivolti, mentre lui sorrideva beatamente soddisfatto e godeva anche un po’ del mio umore nero, però posso dire che ne è valsa la pena per i posti visti e per la compagnia e diciamo anche che il mio fisico ringrazia ;)

Sabato è stata la giornata dedicata alla cucina. Circa un mesetto fa avevo trovato in internet un volantino riguardante un corso, della durata di due ore, a soli dodici euro e oltretutto a due passi da casa, per imparare a panificare con la pasta madre e con tanto di lezioncina su cos’è, come si fa e come si conserva. Incuriosita e soprattutto inesperta in materia ho chiamato mia cugina Eleonora, amante anche lei della buona cucina, le ho proposto la cosa e il giorno dopo eravamo iscritte. :) È stato molto carino e molto utile e il mio orgoglio fa le capriole visto il risultato ottenuto dal primo esperimento, anche se chiaro: si può e si deve sempre migliorare! Però intanto mi accontento e fine settimana mi cimenterò nel secondo esperimento :) 

Infine la domenica è stata dedicata a una mattina di pulizie e compiti universitari, a una cenetta ancora invernale con un buonissimo risotto, per la cui ricetta vi rimando qui, e a un pomeriggio culturale e soprattutto gratis. Avrete sentito alla tv che il 23 e il 24 marzo erano le giornate del FAI e c’era la possibilità di visitare un sacco di posti in tutta Italia, che magari in altri periodi dell’anno non sono accessibili per svariati motivi. Così quando ieri Anna, amica di mia mamma, ha chiamato a casa per invitarci ad andare a vedere il Grand Hotel des Iles Borromées a Stresa, dove a suo tempo aveva soggiornato Ernest Hemingway, non me lo sono fatta ripetere due volte e in un quarto d’ora ero fuori di casa.  Nonostante la pioggia, la coda era interminabile e abbiamo anche rischiato di non riuscire a entrare, ma con un po’ di buona perseveranza ce l’abbiamo fatta e ne è valsa proprio la pena, anche se purtroppo per la troppa affluenza hanno dovuto ridurre la visita e la suite Hemingway non abbiamo potuto visitarla

Vi lascio i miei appunti sulla pasta madre e una carellata di foto dell'hotel :)

Buona settimana a tutti! 





Per la pasta madre.
Premetto che a noi l'ha data già pronta, ma se si comincia da zero servono:

  • 2 cucchiai di farina 0
  • poca acqua vitalizzata e priva di cloro (meglio se di bottiglia o se avete la fortuna di averla di fonte), tiepida a 36-38 gradi
Mescolate bene fino a ottenere una pappetta omogenea alla quale aggiungete una punta di un cucchiaino di miele o due o tre gocce di aceto di mele. Mescolate bene e coprite con una stoffa a trame larghe (un panno di lino sarebbe perfetto) perché il contatto dell'aria è fondamentale. Poi tenete la tazza in un luogo tiepido (22-35°. Prepararla nei mesi estivo-primaverile sarebbe l'ideale). Lasciate riposare tutta notte. Il secondo giorno aggiungete 1 cucchiaio di farina e poca acqua tiepida, fino ad avere una pastella omogenea, coprite e tenete in un luogo tiepido per tutto il giorno. Il terzo giorno dovreste trovare delle bollicine e la pastella un pò rigonfia, segno che i lieviti stanno lavorando. Annusando l'impasto dovrebbe avere un profumo acidulo, il che vuol dire che è quasi pronto. Ora aggiungete ancora un paio di cucchiai di farina e lasciate lievitare per 8-10 ore al caldo. Lavorate bene la pastella e riponetela in un barattolo ermetico e mettetela in frigo. Questa è la pasta madre che si manterrà per una decina di giorni (poi dovrete rinfrescarla) ed è il punto di partenza per preparare il pane.

Questo è scritto sul foglietto che ci hanno fornito al corso e che mi è sembrato carino condividere con voi, anche se non sperimentato di persona, nel qual caso anche voi vogliate cimentarvi nell'impresa e non sapete da dove partire. 

Ora veniamo al laboratorio  vero e proprio
Allora per preparare il pane, togliete 30 minuti prima il vasetto dal frigo, dimodoché quando la lavorate la pasta madre risulti a temperatura ambiente. Ora rinfrescatela prima di impastare il pane. Sciogliete la vostra pasta madre con poca acqua e poi aggiungetevi un pochino di farina e continuate fino a ottenere la pappetta iniziale, qui ci vogliono circa 100 ml di acqua tiepida e 200 gr farina 0. Ottenuta la pappetta lasciatela lievitare per 10-12 ore in un luogo tiepido (meglio farlo di sera questo passaggio). Al mattino prelevate dall'impasto lievitato tre cucchiaiate di pasta madre e riponetele nel vasetto di vetro e conservatelo in frigorifero, mentre per l'impasto rimanente scioglietelo bene in poca acqua e aggiungete un cucchiaino di sale (dose per 1/2 kg di farina), cominciate ad aggiungere farina, alternate acqua e farina (300ml acqua e 600 gr farina circa; in questo caso potete usare la farina che preferite) e se volete potete aggiungere altri ingredienti come semi o spezie o formaggi. Impastate fino a ottenere un panetto omogeneo a cui darete la forma che preferite (è consigliabile mettere il panetto già nello stampo che verrà infornato, perché poi rimaneggiarlo è un pò complicato). Ora coprite il pane con uno strofinaccio e mettetelo a lievitare in un luogo tiepido per 4 ore. Trascorso questo tempo, incidete la superficie dimodoché durante la cottura si rompa lungo i tagli che voi avete fatto e dopo sia più facile tagliarlo e bagnate la superficie con un pò d'acqua dimodoché non si formi subito la crosta e il pane smetta di crescere e non cuocia bene. Preriscaldate il forno a 200-250° e per favorire la cottura e la lievitazione è consigliabile mettere una pirofila con un pò d'acqua in forno. Infornate il pane per i primi 10' a 200° e poi per i restanti 30' (nel mio forno 20') a 180°. 
Io non dispongo di un forno ventilato quindi ho sempre mantenuto il forno statico, per chi ha il ventilato i primi 10' mettete il calore solo sotto e per i restanti minuti distribuite il calore uniformemente. 
Non sapendo quando fosse ben cotto io ho fatto la prova stecchino come con le torte. L'ho sfornato, l'ho lasciato raffreddare su una gratella, dimodoché passasse l'aria, l'ho avvolto in uno strofinaccio e riposto in un contenitore. L'abbiamo mangiato ieri sera ed è piaciuto. 

Spero di non avervi annoiato e spero che questo post sia utile, essendo il primo esperimento, se ci sono degli errori chiedo scusa e li modificherò in seguito dopo aver fatto un pò di pratica. Finora, escludendo la creazione della pasta madre, il mio esperimento è uscito. Se qualcuno di voi ha più esperienza e vuole darmi suggerimenti sono, come sempre, ben accetti!! :)



 E ora ecco qualche foto di ieri!


















  
Per concludere vi lascio qualche nota storica sull'hotel, presa direttamente dal sito.


I battelli fino al 1860 passavano al largo di Stresa senza sostarvi, per fare invece tappa alle isole Borromee. Da maggio a ottobre, in particolare, i natanti si fermavano all'isola Bella. Qualcuno tra i più lungimiranti operatori della nascente industria turistica comprese che il futuro era sulla costa: costruire davanti alle isole un grande albergo che offrisse una vista impareggiabile e fosse capace di ospitare un gran numero di villeggianti, stabilendo un naturale complemento alle isole, era un progetto votato al successo. A scorgere tale opportunità fu una dinastia di albergatori dell'isola Bella, gli Omarini. Titolari sull'isola dell'Albergo del Delfino, luogo citato da Stendhal nelle sue guide italiane, e da Fogazzaro nel romanzo Piccolo Mondo Antico, i membri di questa famiglia avevano già lavorato nel medesimo settore in molti paesi stranieri e in alcune città italiane. Forti dell'esperienza accumulata, compresero che il futuro era dalla loro parte.

Il continuo sviluppo dei mezzi di comunicazione non poteva che favorire un maggior afflusso di visitatori e rendere sempre più semplici i collegamenti tra le isole e la terraferma.

 I cinque fratelli, dopo avere acquistato il terreno adatto alla costruzione, diedero inizio ai lavori per realizzare un albergo che offrisse un'accoglienza all'altezza degli standard europei dell'epoca. Era il 1861, l'anno che salutava la nascita del Regno d'Italia. Nel 1863 il Grand Hôtel et des Iles Borromées ospitava i primi villeggianti. Nel 1870 il nome del Grand Hôtel des Iles Borromées cominciava a essere segnalato su diverse guide turistiche italiane e straniere. A frequentare l'albergo erano turisti provenienti da tutta Europa, inglesi in gran parte, ma anche rappresentanti della nobiltà tedesca, slava, francese. Accanto agli aristocratici non mancavano tuttavia gli esponenti del mondo industriale o finanziario.

A riprova della capacità imprenditoriale dei gestori va segnalato il cadeau che nel  1872 venne stampato e offerto agli ospiti, una piccola guida di sessanta pagine, scritta in francese da Antonio Omarini. Il libretto, sulla cui copertina era stampato «Stresa- Lac Majeur - (Italie)*** Souvenir de l'Hôtel des Iles Borromées», segnalava ed evidenziava le particolarità non solo della struttura alberghiera ma anche le attrattive dei luoghi a essa circostanti, obbedendo a una concezione di promozione turistica che si sarebbe sviluppata soltanto in anni più vicini ai nostri e che privilegiava l'aspetto legato al binomio albergo-territorio.

L'avvenimento storico decisivo, quello destinato a dare il definitivo impulso al movimento turistico stresiano e a lanciare il nome della cittadina in tutto il continente europeo, fu la realizzazione della linea ferroviaria del Sempione avvenuta nel 1906. Il 19 maggio 1906 il traforo era ufficialmente inaugurato; il 1° giugno entrava in funzione la ferrovia.



Dopo la Grande Guerra nell'albergo soggiornarono i reali d'Italia e al personaggio della regina Elena è legato l'aneddoto della particolare miscela di caffè che la sovrana voleva le fosse servita alle tre del mattino, prima di recarsi a pescare. L'albergo fu anche teatro di avvenimenti prestigiosi e di fama internazionale, come la Conferenza di Stresa del 1935, ma con lo scoppio del secondo conflitto mondiale l'attività, pur non subendo interruzioni sotto la guida del direttore Barattini, accusò forti contraccolpi.

Occupato prima dalle truppe tedesche e poi da quelle americane, l'edificio fu trasformato anche in convalescenziario militare. Dopo una breve parentesi tra il 1945 e il 1946 come sede dell'effimero Casinò Municipale, il Des Iles tornava a vivere riacquistando in breve tempo il primato turistico che conserva tuttora



Fin dai primi decenni di attività gli ospiti di alto rango erano la norma per l'albergo: Leopoldo II re del Belgio, il celebre presidente della repubblica francese Leon Gambetta, re Carlo di Lussemburgo, il re di Svezia Oscar II, il maharaja di Burdevan del Bengala, i finanzieri americani Vanderbilt, Carnegie, Rockefeller, Morgan. Accanto a loro anche personaggi della cultura e dello spettacolo come Gabriele D'Annunzio ed Eleonora Duse o il premio Nobel George Bernard Shaw. Sfogliare il libro delle firme significa sorprendersi continuamente: nella stessa pagina troviamo per esempio la firma del barone Rothschild, di origini ebraiche, e quella di Benito Mussolini.

Scorrendo le pagine ci s’imbatte nella dedica di Ernest Hemingway, che tra parentesi si definisce «un vecchio cliente». La tradizione dei personaggi famosi continua ancora oggi: lo testimonia il registro delle firme, sempre più ricco.

Il più celebre romanzo che parla dell'hôtel è "Addio alle armi" di Hemingway, pubblicato nel 1929. È a Stresa, infatti, che i due amanti del libro, Frederick e Catherine, passano i giorni più felici, prima del tragico epilogo finale. Dopo un breve soggiorno di una settimana nel 1918, durante la convalescenza seguita alla ferita di guerra rimediata sul Piave, Hemingway ritornò a Stresa nel 1927, nel 1948 e poi ancora negli anni cinquanta. Alloggiava sempre al Des Iles nella camera numero 106, che oggi fa parte della splendida suite a lui dedicata, al primo piano e in posizione centrale, con un terrazzo affacciato sul golfo Borromeo. Del grande scrittore americano restano alcune celebri foto che lo immortalano al bar dell'albergo e in barca sul lago con alle spalle la maestosa sagoma del Grand Hôtel et des Iles Borromées. Nel settembre del 1918 il Verbano apparve così al romanziere americano: «Le nuvole erano basse sul lago ma doveva essere bellissimo con il sole».

L'albergo viene invece così citato nel romanzo: «Il Grand Hôtel et des Iles Borromées era aperto e lo erano anche altri numerosi alberghetti che non chiudevano mai. Mi avviai nella pioggia verso il Des Iles Borromées portando la valigia. Vidi una carrozza che scendeva lungo la strada e feci un cenno al vetturino. Era meglio arrivare in carrozza. Raggiungemmo l'entrata del grande albergo, il portiere uscì con un ombrello e fu molto gentile. Stavo aspettando mia moglie, dissi. C'era un grande letto a due piazze, un letto matrimoniale con un copriletto di raso. L'albergo era molto lussuoso. Percorsi i lunghi corridoi, scesi le ampie scale, attraversai i saloni fino al bar. Conoscevo il barman e mi sedetti su un alto sgabello e mangiai mandorle salate e patatine. Il Martini era fresco e pulito.»

3 commenti:

  1. Hotel molto pietroburghese :D
    Pane che mi ricorda quello toscano!

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  2. Anch'io ho pensato esattamente la stessa cosa appena entrata nell'hotel :)

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  3. Oh mamma che meraviglia quell’hotel!!! E’ un sogno ^_^
    Bellissimo anche il tuo pane con la PM, l’hai inaugurata davvero bene. Un bacio, buona giornata

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